In seguito alle pubblicazioni inesatte apparse nei mass media italiani riguardanti la situazione in Ucraina, l’Ambasciatore di Ucraina in Italia Y.Perelygin si è rivolto alla Redazione del giornale “La Repubblica” con una lettera.
Nella lettera, fra l’altro, si attira l'attenzione sulle affermazioni non confermate ed i fatti non verificati nelle inchieste giornalistiche svolte da Eliseo Bertolasi e Nicola Lombardozzi (“Nell'inferno dell'aeroporto di Donetsk” del 23 gennaio, e “Il lungo inverno dell’Ucraina che ha spento la rivoluzione” del 26 gennaio):
- Lombardozzi lancia al governo di Kiev un'accusa gravissima, ovvero quella dell'uccisione di civili, senza nemmeno cercare di spiegare l’attendibilità di tale accusa, essendo l'esercito ucraino distante quindici chilometri;
- più grave è il fatto che il giornalista metta sullo stesso piano sia la vittima dell'aggressione (l'Ucraina, a cui la Russia ha annesso un territorio – la Crimea – e sta tagliando un altro pezzo, il Donbas) ed il carnefice (la Russia, le cui decisioni hanno provocato la tragedia continua di questi mesi). Questo fatto probabilmente si spiega con il luogo di lavoro di Lombardozzi (che scrive, ricordiamo, da Mosca). Ma come mai la Redazione commissiona i pezzi sull'Ucraina a un giornalista che sta interpretando i fatti sulla base della propaganda russa?
- l’autore sostiene che l’esercito “riprende a bombardare i villaggi di minatori attorno a Donetsk...”. Mentre dall’inizio dell’operazione antiterroristica l’artiglieria dell’esercito ucraino risponde solamente al fuoco dell’artiglieria russa e non bombarda i quartieri residenziali come fanno invece i terroristi;
- l’inchiesta non riporta alcun fatto veritiero, ma solo le dichiarazioni dei separatisti. Ad esempio, Bertolasi sostiene che i cosiddetti ribelli difendono la loro identità russa. Da chi? Quale organismo internazionale ha confermato tale minaccia? Nell'Ucraina di oggi, come sempre, si ha tutta la libertà di scegliere un'identità, una lingua, una religione. In 24 anni di indipendenza, il nostro Paese non ha mai avuto tensioni etniche (e 8 milioni di russofoni vivono tutt'ora tranquilli in territori liberi da terroristi). Tra gli ucraini russofoni ci sono tantissimi veri patrioti, molti di loro combattono nell'esercito ucraino per l'integrità e la sovranità del Paese, aggredito dalla Russia;
- l'autore afferma: “se l’esercito ucraino dovesse prevalere, il loro passo successivo sarebbe un attacco alla Crimea, una sfida vera a Mosca”. Sembra chiaro che i soldati ucraini difendono solamente l'integrità del Paese. Non bisogna dimenticare che la Crimea è ucraina, e riconosciuta tale da tutta la comunità internazionale. Tra l'altro, la Russia stessa ha confermato più volte i confini dell'Ucraina inclusa la Crimea (nel 1991 durante la scissione dell'URSS, nel 1994 nel Memorandum di Budapest e nel 1997 nel Patto di amicizia e cooperazione);
- per sostenere la sua tesi sul “reato di apologia di nazismo” l’autore fa riferimento ai simboli nazisti venduti al mercatino d’usato vicino a Santa Sofia. In questa situazione basti ricordare che gli articoli venduti in quel mercatino sono gli stessi da almeno vent’anni. Seguendo tale logica si potrebbe accusare l’Italia di fascismo guardando i busti di Mussolini venduti a Roma al mercato di Porta Portese.
Forse il “problema” è che uno degli autori è membro dell'Associazione Lombardia-Russia, un'organizzazione che può essere definita “la voce di Putin”, tant'è che il suo partner ufficiale è “La Voce della Russia”, la testata propagandistica del Cremlino. Di nuovo, il signor Bertolasi, come cittadino di un paese democratico, è libero di schierarsi con qualsiasi tipo di regime politico, quello putiniano incluso. Ma perché invitare una persona decisamente non imparziale a scrivere un'inchiesta, il genere che aspira alla ricerca della verità?
Le ultime tragedie a Volnovaha e Mariupol, realizzate dai terroristi filorussi con supporto della Russia, come è confermato dalle principali organizzazioni e strutture internazionali (OSCE, NATO, UE), sono evidenti testimonianze della falsità di affermazioni presenti negli articoli.
Infine, l’Ambasciatore Perelygin invita la Redazione di “La Repubblica” a una scelta più ponderata degli autori in quanto il giornale è uno dei più grandi e conosciuti del giornalismo italiano, nonché esprime la speranza che le considerazioni di cui sopra non rimangano senza l’attenzione della Redazione, e il giornale continuerà a provvedere valutazioni obiettive ed imparziali dei più importanti avvenimenti del mondo, compresi quelli relativi all'aggressione russa contro l’Ucraina, una cosa non immaginabile nel XXI secolo.