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UCRAINA - 01 February 2017 - 11:00
Oltre dieci morti nei combattimenti tra esercito ucraino e ribelli filorussi nell’area industriale di Avdiivka. Scambi di accuse tra Mosca e Kiev. Le dichiarazioni dell’Ambasciata d’Ucraina in Italia
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Almeno 13 morti, diciassettemila persone rimaste senza acqua, energia elettrica e riscaldamenti con temperature che arrivano a toccare i 20 gradi sotto lo zero, decine di minatori tratti in salvo dalla miniera Zasiadko dopo essere rimasti intrappolati per ore sottoterra a causa dei bombardamenti. È questo il bilancio degli ultimi tre giorni di scontri nell’area industriale di Avdiivka nel Donbass, regione al confine con la Russia dall’aprile del 2014 al centro del conflitto tra l’esercito di Kiev e le milizie separatiste filorusse. Una guerra che ha causato 9.700 morti e ha cui hanno posto un freno solo a fasi alterne gli accordi di Minsk firmati nel febbraio del 2015.
La crisi ha costretto il presidente ucraino Petro Poroshenko ad anticipare il suo ritorno a Kiev da Berlino dove si trovava in visita ufficiale mentre, come era prevedibile, agli scontri hanno fatto immediatamente seguito gli scambi di accuse tra i governi di Ucraina e Russia. Secondo il portavoce del Cremlino, Dmitrij Peskov, ad attaccare le milizie dell’autoproclamata Repubblica Popolare di Donetsk sono stati battaglioni di paramilitari ucraini con il sostegno delle forze armate regolari di Kiev. Nel denunciare il tentativo dell’Ucraina di far deragliare gli accordi di Minsk, il ministero degli Esteri russo ha chiesto l’intervento immediato della missione OSCE (Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa) che vigila sul rispetto del cessate il fuoco nell’est del Paese. Il ripristino della tregua è stato invocato in una nota, diramata oggi mercoledì 1 febbraio, dai membri del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
La sensazione, che sta prendendo sempre più quota anche ai vertici diplomatici dell’UE, è che solo un accordo tra il nuovo presidente americano Donald Trump e il presidente russo Vladimir Putin sulla revoca – o il parziale congelamento – delle sanzioni imposte a Mosca per il suo coinvolgimento nel conflitto, potrà salvaguardare la tenuta dei patti di Minsk.
Sugli scontri delle ultime 72 ore nell’est dell’Ucraina è intervenuta l’Ambasciata d’Ucraina in Italia. Ecco la sua versione dei fatti.
Roma, 01 febbraio 2017
L’Ucraina, tramite la sua Ambasciata in Italia, smentisce categoricamente la violazione del cessate il fuoco da parte delle proprie forze militari.
Le azioni e le accuse del Cremlino sottolineano, ancora una volta, la volontà da parte di Mosca di proseguire nell’aggressione e nella distorsione della realtà a scopo di propaganda.
I fatti parlano chiaro, da alcuni giorni le forze russe hanno inasprito i loro attacchi sulle postazioni ucraine nella zona della città di Avdiivka in Donbas (Ucraina), con l’uso di artiglieria pesante e colpi di mortaio in violazione degli Accordi di Minsk. Gli occupanti russi hanno sparato oltre 100 missili dai sistemi missilistici BM-21 MLRS, e circa 50 colpi di artiglieria di calibro 152 mm. Le forze russo-separatiste hanno utilizzato mortai, carri armati e armi leggere. Gli aggressori hanno compiuto più tentativi di assalto alle posizioni delle forze armate ucraine, ma sono stati respinti dall’esercito ucraino.
Come conferma la missione statunitense presso l’OSCE, “dal 28 gennaio le forze unite russo-separatiste hanno lanciato un attacco contro le posizioni ucraine intorno ad Avdiivka. Anche se le forze armate ucraine hanno respinto l’offensiva russo-separatista, il combattimento è costato la vita a otto soldati ucraini e ventisei sono i feriti. In risposta a quest’ultima azione aggressiva, l’Ucraina ha collocato una nuova posizione più difendibile sul lato ucraino della linea di contatto a sud di Avdiivka.
La Russia e i separatisti hanno avviato la nuova aggressione ad Avdiivka, perciò invitiamo la Russia a fermare la violenza, a onorare il cessate il fuoco, a ritirare le armi pesanti, e a tralasciare i tentativi di presa di nuove parti di territorio al di là della linea di contatto”.
I danni provocati dall’offensiva russa hanno lasciato 17.000 persone (tra cui 2.500 sono bambini) ad Avdiivka senza acqua, energia elettrica e riscaldamento. L’Ucraina sta facendo il possibile per fornire il riscaldamento di emergenza per i residenti di Avdiivka, e per evacuare i residenti.
L’Ucraina ha chiesto un periodo di silenzio immediato per consentire le riparazioni delle infrastrutture critiche. I servizi di emergenza ucraini sono pronti ad evacuare almeno 12.000 persone da Avdiivka. Un’altra dimostrazione dei piani criminali della Russia sta nel fatto che i sistemi missilistici dell’esercito russo, che bombardano continuamente le postazioni ucraine, sono situati nei quartieri residenziali nella citta di Donetsk, come dimostrano numerose immagini fatte da civili nella citta di Donetsk. Questa strategia mette continuamente a repentaglio la vita di civili.
Ieri (martedì 31 gennaio, ndr) il Presidente d’Ucraina Petro Poroshenko ha presieduto la riunione con i dirigenti delle forze armate ucraine. L’esercito è autorizzato a rispondere agli attacchi del fuoco nemico, così come è in grado di difendere le proprie posizioni. Il Presidente Poroshenko ha aggiunto che i militanti russi hanno dispiegato la loro artiglieria e i lanciarazzi multipli nelle aree residenziali delle città ucraine di Donetsk e Yasynuvata. Secondo Poroshenko “questo fatto è l’unica limitazione per i nostri militari di aprire il fuoco in risposta all’aggressore”. “Oggi per la prima volta da giorni lanciarazzi GRAD e artiglieria pesante sono stati utilizzati contro la popolazione civile e le nostre unità. Il bombardamento è enorme. Chi oserebbe parlare di sollevamento delle sanzioni in tali circostanze? Quale prove ulteriore sono necessarie per portare gli aggressori alla giustizia?”. Ha aggiunto Poroshenko.
La Parte Ucraina chiede pertanto a tutti i Governi e i partner stranieri di voler utilizzare qualsiasi mezzo per far pressione al Cremlino affinché i leader della Federazione Russa ritirino le loro forze armate dal territorio dell’Ucraina in rispetto degli Accordi di Minsk.